Progetto Pilota
Anno Scolastico 2002 – 2003

Prova di ITALIANO (Prima parte)

Scuola elementare
Classe quarta


Questionario a scelta multipla e/o risposta breve
Scegli/inserisci la risposta esatta per ciascuna domanda

Mirtilla e i fiori

Molto molto tempo fa – racconta nonna Francesca – nei prati non c’erano i fiori. I prati erano verdi, e soltanto verdi.
Una bambina, Mirtilla, passava le mattine correndo nell’erba o sedendosi sotto una quercia a guardare le farfalle. Che colori meravigliosi avevano! Punteggiavano il verde del prato con tante piccole macchie gialle, rosse, azzurre, bianche. Tutto il prato, quando esse arrivavano, diventava allegro. Quando invece le farfalle mancavano, il prato sembrava malinconico.
Mirtilla avrebbe voluto che le farfalle restassero sempre nel prato, con i loro splendidi colori, a farle compagnia. “Restate con me, – diceva – io sono una vostra amica!”
Ma le farfalle non le davano retta e, quando a mezzogiorno il sole caldo inondava il prato e le ombre degli alberi diventavano corte corte, sparivano silenziosamente portandosi via i loro bellissimi colori. Restava solo il verde dell’erba.
Mirtilla cercò allora altri modi per fare restare le farfalle. Spalmò sui fili d’erba più alti un po’ di miele, sperando che si fermassero a succhiarlo. Su altri mise del vischio, sperando che vi restassero appiccicate. Su altri ancora mise dei laccetti di seta… Ma le farfalle erano furbe e si accorgevano in tempo delle trappole. A un certo punto smisero anche di venire.
Senza di loro Mirtilla non riusciva più a essere allegra. Sperava sempre che tornassero, le aspettava, ogni tanto guardava verso il bosco per vedere se qualcuna arrivava, ma niente.
Una mattina, mentre stava seduta sotto la quercia, si addormentò. E mentre dormiva fece un bel sogno. Sognò che da un foro della quercia spuntava la testa di una fata. Era senza dubbio una fata, con i capelli bianchi e il viso sorridente. Dopo la testa, la fata mise fuori anche le braccia. Teneva in mano un ventaglio di tanti colori.
“Chi sei?” chiese nel sogno Mirtilla.
“Sono la fata Ghiandona. Vivo qui dentro ormai da cent’anni, sono così vecchia che non riesco neanche più a uscire. Ogni tanto mi affaccio per vedere quello che succede nel mondo. Ti vedo giocare e so che sei triste perché le farfalle non vengono più a farti compagnia. Io vorrei invece vederti allegra. Esprimi un desiderio e cercherò di soddisfarlo, se posso.”
“Fai tornare le farfalle – disse Mirtilla – e falle restare per sempre nel prato.”
La fata scosse la testa: “Non si possono tenere ferme le farfalle in un prato, sono fatte per volare libere, e solo se volano in libertà conservano i loro splendidi colori. Però, vediamo, forse posso fare qualcosa per dare al prato i colori che ti piacevano tanto.”
La fata soffiò sul ventaglio tre volte…
Quando Mirtilla si svegliò, Ghiandona non c’era più. Mirtilla si guardò intorno e quasi non riusciva a credere a quel che vide. Le farfalle non erano tornate, ma nel prato erano spuntati in mezzo all’erba tanti magnifici fiori, gialli, bianchi, rosa, azzurri, violetti, proprio come il ventaglio della fata.