Il volo di Sara - I.C. MANZONI-RADICE di Lucera 
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Il volo di Sara

Intervista a due voci

Il volo di Sara. Intervista a due voci

"Il volo di Sara" è un libro per bambini, edito da Fatatrac, che con raro equilibrio tra realtà e poesia, dolore e speranza, accompagna i lettori più giovani ad affrontare il tema della Shoah.

Alcuni sostengono che sia impossibile quando non sconsigliabile affrontare argomenti tanto dolorosi della nostra storia con i bambini, in Officina Genitori la pensiamo diversamente e abbiamo accolto con sincero entusiasmo questa novità editoriale; a Lorenza Farina e Sonia Maria Luce Possentini, rispettivamente autrice ed illustratrice de "Il volo di Sara" abbiamo voluto rivolgere alcune domande.


L'editoria infantile è sempre più attenta a cercare le parole e le illustrazioni adatte per parlare di argomenti difficili e dolorosi anche ai più piccoli, qual è la vostra percezione in merito?

Lorenza Farina:
Come autrice, ma soprattutto come bibliotecaria, quindi da un osservatorio privilegiato, mi sono resa conto che, in questi ultimi anni, l'editoria per l'infanzia ha affrontato attraverso albi illustrati e libri per bambini dei temi considerati un tempo tabù, come la morte, la disabilità, la diversità, il sesso. Ritengo che i libri siano un ottimo strumento di conoscenza e di crescita, dei fidati compagni di viaggio che aiutano i bambini a percorrere i momenti difficili della vita, sentendosi meno soli. Sta all'adulto saper scegliere tra le varietà di proposte, trovando quelle più adatte. "Non c'è nave che possa come un libro", diceva, a ragione, la poetessa Emily Dickinson, per traghettare il lettore, giovane o adulto, verso un altrove dove convivono fantasia e cruda realtà.

Sonia Maria Luce Possentini:
Non sono molto ottimista in merito.
Credo nella verità, che non sempre è adattabile.
Cercare l'essenziale e renderlo visibile agli occhi, oltre che essere un riferimento al Piccolo Principe, è uno dei rischi che l'editoria (e non solo), deve continuare a prendere. A cosa servirebbe rifugiarci nella rappresentazione di un mondo irreale in cui gli incubi e i ricordi non esistono e dove tutto rimane congelato sulla superficie?


Esiste secondo voi un argomento non affrontabile?

Lorenza Farina:
Penso che ogni argomento sia affrontabile se trattato con la dovuta delicatezza, la sensibilità e la responsabilità morale che ogni adulto dovrebbe avere quando si rivolge ad un bambino. Non è comunque cosa facile e automatica.

Sonia Maria Luce Possentini:
Assolutamente no.


Com'è nata l'idea di questo libro?

Lorenza Farina:
Questo libro è la naturale continuazione de "La bambina del treno", un altro mio albo illustrato sulla Shoah, pubblicato l'anno scorso per i tipi delle Paoline, dove si narra la storia di Anna che, chiusa in un carro bestiame, insieme alla mamma e a tanti altri disperati con la sola "colpa" di essere ebrei, va incontro al suo destino, ignara di ciò che l'aspetta ad Auschwitz. Ne "Il volo di Sara", mi sono spinta più in là. Ho cercato di raccontare l'indicibile, cioè la vita di una bambina ebrea in un campo di concentramento, narrata però da un osservatore inusuale, un inerme pettirosso che mostra di avere un'anima e una sensibilità che non possiedono invece le "bestie" vere che governano quel luogo di dolore e di morte. Appena Sara, all'arrivo, verrà separata dalla madre, l'uccellino decide di farle da padre e da madre, proteggendola. È un racconto ricco di simboli e di metafore, dove le parole e i colori hanno un valore simbolico. Non c'è un lieto fine anche perché nella storia vera, quella con la S maiuscola, non c'è stato un lieto fine. Di fronte alla tragedia umana, comunque, c'è una piccola via d'uscita che qui è rappresentata dalla figura dell'uccellino che starà sempre accanto alla bambina e la proteggerà fino a donarle le sue ali per l'ultimo volo.

Sonia Maria Luce Possentini:
Personalmente sono stata contattata dall'editore, persona che stimo e considero piena di coraggio. Non è stato facile per me ricevere questo incarico, il coraggio credo che ce lo siamo divisi in due.


Cosa vi ha spinto ad occuparvi di questo tema?

Lorenza Farina:
È un tema che mi ha sempre interessato, fin da bambina quando sentivo i miei nonni raccontare episodi di guerra dove i protagonisti erano persone vere, conoscenti o amici che non avevano più fatto ritorno, perché avevano trovato la morte in un campo di concentramento. Poi, da adolescente, ho scoperto il Diario di Anna Frank che ancora oggi affascina e commuove tanti giovani lettori per la sua grande forza morale e umana. Attraverso il mio lavoro di bibliotecaria ho letto vari libri su questo tema, rivolti ai ragazzi. La mia vuol essere una letteratura testimonianza anche se prodotta da una finzione letteraria, importante perché aiuta grandi e piccoli a non dimenticare. Il narrare ha sempre un ruolo salvifico, perché "nei momenti bui – come ricorda la poetessa Vivian Lamarque – abbiamo bisogno ancora che qualcuno ci canti".

Sonia Maria Luce Possentini:
Il mio impegno civile, una scelta ponderata e sofferta.


Quando è secondo voi il momento giusto per parlarne a un bambino?

Lorenza Farina:
In attesa che i bambini possano, crescendo, approfondire a livello scolastico questo argomento inserendolo in un definito ambito storico, si può loro offrire un racconto per immagini, come questo albo illustrato, che trova vie più adatte alla loro età e sensibilità. Già dal secondo ciclo della scuola primaria s'inizia ad affrontare in classe il tema della Shoah, secondo modalità e strumenti adatti a questa fascia d'età.

Sonia Maria Luce Possentini:
Ribalto la domanda, qual è il momento giusto per liberare tutta l'infanzia dai soprusi che il mondo degli adulti gli riserva ancora, e ancora e ancora…?


Che reazione aspettarsi in un piccolo lettore de "Il Volo di Sara", e come continuare eventualmente il discorso?

Lorenza Farina:
Lo sguardo infantile di Sara è in fondo lo sguardo di ogni lettore bambino che, guardando queste figure, vorrà sapere e avrà bisogno di un adulto che risponda alle sue domande. Ma l'orrore va affrontato e sconfitto e di questo i bambini sono forse più consapevoli degli adulti. Come adulti dobbiamo riuscire a trovare il pudore delle emozioni, cosa sicuramente non facile,usando delicatezza nel gettare i semi della conoscenza e della coscienza. Si deve conoscere, perché la memoria si costruisce sulla base del sapere.

Sonia Maria Luce Possentini:
Domanda un pò provocatoria ma alla quale felicemente rispondo e vorrei rispondere:
"I bambini nella logica nazista erano i primi a dover essere eliminati.
Questo perché erano bambini cioè rappresentavano la trasmissione culturale […] uccidere i bambini significava ucciderne il futuro. Ma i bambini sono pure d'ostacolo all'efficienza del sistema. Essi erano irritanti per i nazisti".

Le parole dello scrittore, dell'illustratore o del testimone a mio avviso, non sono mai sufficienti, si fermano sempre a un passo di là dall'incredibile, lasciando al lettore il compito di comprendere fino in fondo con quale angoscia, con quale sofferenza, con quale sentimento, milioni di uomini, donne e bambini, hanno dovuto subire quel processo di annientamento. Raccontare quel dramma spaventoso significa, quindi, entrare in una contraddizione irrisolvibile, che E. Wiesel enuncia così: "Tacere è proibito, parlare è impossibile". Bisogna conservare la memoria di quegli eventi, impedire che siano cancellati dal tempo, ma trovare le parole per dire tanta violenza, tanta disumanità, è forse impossibile. Le reazioni alla verità sono sempre inaspettate.


Suggerireste a un genitore o ad un insegnante d'introdurre il contesto storico, prima o dopo la lettura del libro?

Lorenza Farina:
Penso che le domande sul periodo storico emergeranno naturalmente durante la lettura, sta all'insegnante o al genitore illustrarle poi al giovane lettore secondo i modi e i criteri adatti all'età di riferimento.

Sonia Maria Luce Possentini:
Certamente, ma occorre anche far conoscere ai bambini e ai ragazzi la lingua italiana, che abbiano dimestichezza con il vocabolario e con gli aggettivi. Perché non si può fare a meno di dover dire che, nel secolo in cui abbiamo vissuto, accadde qualcosa di orrendo, tragico, atroce, disumano, abominevole, folle, crudele, apocalittico, abissale, vergognoso, illogico, insopportabile, irresponsabile, disperato, vile; Qualcosa di così inenarrabile e laido che anche oggi, in talune occasioni, e in alcune parti del mondo, osi riproporsi. Occorre che comprendano in pieno il significato di tutti questi aggettivi, e non solo, e la nostra memoria deve immediatamente interrogarsi alle parole.
L'educazione al senso civico nasce e cresce non solo da concetti e istruzione, ma anche dalla visione di volti consumati, rugosi, assenti, di gesti, di voci... dalla visione di una luce che esce dagli occhi di chi ha illuminato di sguardi la profondità del dolore. La scuola non può perciò esimersi dall'assumere per intero il compito di insegnare e soprattutto ricordare la Shoah. Perché la domanda resta, mette in questione, impone, esige una risposta e la risposta è un dovere che viene dal passato e si proietta nel futuro.
Ricordare per interrogarsi.


Sonia, hai avuto delle difficoltà nell'illustrare un libro rivolto ai bambini che tratta un tema così delicato, e se sì quali?

Sonia Maria Luce Possentini:
Sì, ma ho voluto raccontarlo con forza, forse per qualcuno è incomprensibile forse anche perché siamo diventati incapaci di guardare con disincanto alle cose.
Brutte o belle che siano.
A un certo punto della mia vita ho cominciato a essere molto sensibile alla sottrazione della verità che gli adulti fanno ai bambini: infatti, è da quel gesto così pieno di significato, fatto per lo più con sistematica incoscienza, che ha origine il "trascinarsi" del mondo deprivato della verità. I bambini cercano la verità, il bambino coglie la verità nell'attimo in cui si rivela.
La verità è rivoluzionaria e lo sarà sempre.
Ma da sempre, dagli inizi della storia collettiva dell'uomo, essa è manipolata e sottratta, spesso lasciando un'amara rassegnazione all'infelicità.


Officina Genitori ha pubblicato già da qualche anno una bibliografia, che viene aggiornata costantemente, di libri rivolti ai bambini e ai ragazzi relativa alla Shoah, questa vostra pubblicazione vi entra di diritto e nel segnalarla ci piacerebbe riportare il vostro pensiero, quale consiglio dareste ad un genitore o ad un insegnante che volesse approcciare l'argomento?

Lorenza Farina:
I testimoni sopravvissuti alla Shoah sono pochi e quei pochi col passare degli anni se ne stanno andando. Quindi penso sia un dovere morale di ogni persona, secondo i talenti e le capacità che ognuno possiede, passare il testimone, dire, raccontare, scrivere, documentare, perché si sappia ancora e sempre. Perché ciò che è stato non accada mai più. Ne "Il volo di Sara" paura e sofferenza s'intrecciano con la fantasia e la forza dell'innocenza. Questo libro vuol essere un invito alla conoscenza e uno stimolo alla riflessione. Esso vuol accompagnare grandi e piccoli in un viaggio ricco di metafore, a cavallo tra realtà storica e immaginazione. Le intense illustrazioni di Sonia illuminano il racconto e costituiscono una sorta di narrazione parallela che offre nuovi spunti per dire l'indicibile.

Sonia Maria Luce Possentini:
Leggere il libro di Walter Fochesato: "Raccontare la guerra" di Interlinea Edizioni. Scrive della Shoah ma anche delle guerre. Un testo che personalmente mi ha aiutato molto, mi ha afferrato per mano, mi ha consolato e fatto riprendere in mano la matita verso questo lavoro, e che mi ha inoltre ricordato quello che Walter Fochesato scrive:
"La presa di coscienza del "non senso" della guerra credo che passi attraverso l'esame delle guerre stesse e non in una debole e sovente noiosa perorazione attorno alla pace".
Un saggio che prende in esame e fa riflettere. Dà responsabilità e rende consapevoli. Dà voce anche a chi non c'è più, per portarci memoria e interrogazione.


C'è una domanda che non vi abbiamo fatto alla quale avreste voluto rispondere?

Lorenza Farina:
Vorrei rispondere a questa domanda: A chi è dedicato questo libro?
Risposta: A tutti quei bambini a cui è stata strappata l'infanzia.

Sonia Maria Luce Possentini:
Sì, due. Chi era tuo nonno, tuo zio e a quale età hai conosciuto la Shoah...